La punizione by Sara Bilotti

La punizione by Sara Bilotti

autore:Sara Bilotti [Bilotti, Sara]
La lingua: ita
Format: epub
editore: HarperCollins Italia


27

La stanza era strapiena. Di peluche, vestiti, giocattoli, quaderni, fogli di carta.

Sulla scrivania c’era in bella vista un nuovo disegno: la solita ombra, che questa volta si allungava su quello che sembrava un bambino molto piccolo steso a terra.

Alice si sedette sul letto, guardandosi ancora intorno. «È molto bella» mormorò. Anna non le era parsa particolarmente colpita dal complimento, così aggiunse: «Come te. Sei bellissima».

Al che Anna reagì. Alzò un sopracciglio e aprì leggermente la bocca, poi disse: «I compagni mi dicono che sono brutta».

«Quali compagni? Quelli della nostra classe?»

«No, quelli non ancora.»

«Che vuol dire, non ancora?»

«Che non mi dicono mai subito che sono brutta. Dopo un po’ che mi vedono, lo dicono.»

«Ma chi?»

«Tutti. Anche mio fratello.»

Alice sospirò, abbassando lo sguardo sul parquet di legno rossiccio. «Anna… pensi davvero che tuo fratello ti parli?»

Lei annuì. Poi aggiunse: «Puoi anche non credermi».

«No, no, ti credo. Ma forse dovremmo fare in modo che vada via. Mi sembra che tu non sia molto felice di parlargli. Mi sembra che lui sia cattivo con te.»

Anna annuì di nuovo, e gli occhi le si riempirono di lacrime. «Non se ne andrà mai. Zia Marilena non vuole. Scusa, vado in bagno.»

Scappò in corridoio e Alice si lasciò cadere sul letto, con un sospiro nervoso. Doveva esserci un modo per convincere Isabella a stare lontana da sua sorella, e soprattutto a tenere lontana Anna da Marilena. E se non l’avesse trovato, doveva pensare a come riuscirci da sola. Forse solo così avrebbe provato sollievo. Le cose del mondo potevano tornare al posto giusto, e lei avrebbe ripreso a camminare senza quel macigno sulle spalle. Si girò su un lato e sentì il muro graffiarle una spalla. Si voltò verso la carta da parati e vide qualcosa, dei segni parzialmente coperti dal bordo del letto. Una scritta.

Si alzò a sedere e spostò leggermente il copriletto, scoprendo un’incisione. Inclinò la testa e strinse gli occhi per riuscire a leggere le lettere abbozzate. Sembrava che le avessero incise con un ago, in modo da graffiare il parato senza strapparlo.

In girum imus nocte, ecce et consumimur igni.

Afferrò il cellulare e si appuntò la frase nelle note. Aveva studiato latino al liceo, quindi le parve di cogliere un senso. Qualcosa del tipo: “Andiamo in giro di notte ed ecco, ci consumiamo nel fuoco”.

Perché una bambina di quell’età avrebbe dovuto scrivere una frase latina sul parato della sua stanza? E perché proprio quella?

Anna tornò in camera e Alice prese coraggio. Indagare nella mente di Anna la metteva a disagio. Non solo perché la bambina aveva comportamenti inquietanti, ma perché lei per prima si sentiva ingiusta, inopportuna, addirittura pericolosa. Certe cose avrebbero dovuto farle solo i medici. Ma lo psichiatra del Faro era davvero in grado di curare un caso così complesso?

Meglio di te sicuramente, le disse la solita voce dispettosa nella testa.

«Anna, conosci il latino?»

Lei corrugò la fronte. «Solo qualche frase. Me le ha insegnate la zia.»

Stava per chiederle della scritta sulla parete quando Marilena irruppe nella stanza. «Anna, ci finiamo il gelato?» disse.



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